Essere un avvocato o fare l’avvocato?
I valori non negoziabili della professione
di Wolfango Ruosi
– Presentazione
Sono nato a Milano, 59 anni fa, ho conseguito la maturità classica al Parini e poi mi sono iscritto a giurisprudenza all’Università Cattolica, dove mi sono laureato con il prof. Vittorio Colesanti, con tesi in diritto processuale civile “L’efficacia vincolante della pronuncia arbitrale”. Il diritto processuale civile è stato il filo conduttore della mia vita professionale, avendo iniziato la mia collaborazione professionale e scientifica, anche come cultore della materia, con il prof. E.F. Ricci, che considero da sempre il mio maestro, all’epoca ordinario di Diritto Fallimentare e grande processualista, allievo di Liebman. Passati tredici anni con lui, ho proseguito l’esperienza con il prof. Alberto Santa Maria, ordinario di Diritto Internazionale, occupandomi delle pratiche giudiziali, arbitrali e non, per altri sette anni.
Nel 2006 ho aperto il mio primo studio, sempre in Milano, ora in via San Damiano, casualmente nello stesso palazzo ove iniziò il mio maestro. Nel frattempo sono diventato: cultore della materia di Diritto Processuale Civile presso l’Università LIUC di Castellanza, con il prof. L. P. Comoglio; formatore in mediazione accreditato al Ministero di Giustizia; giornalista-pubblicista. Ho sempre avuto la fortuna di poter studiare, per hobby e per lavoro, ho scritto in materia societaria, commerciale, bancaria, concorsuale: libri, commentari, articoli, note, partecipo a convegni come relatore, a programmi televisivi e radiofonici come esperto.
Ma l’esperienza che più ricordo con emozione, e anche con orgoglio, è stata la possibilità di partecipare, grazie al coinvolgimento del prof. Ricci, alla ristampa con emendamenti del “Manuale di Diritto processuale Civile – Principi” di Liebman, nel 1992; testo sul quale avevo studiato all’università.
– Ambito della professione
Oggi mi occupo di quello di cui mi sono occupato da sempre, anche se il lavoro è molto cambiato e soprattutto è cambiato tutto ciò che lo anima e ci ruota intorno. Sono cambiate le persone, i colleghi, i giudici, ma anche le leggi, le esigenze dei clienti, le realtà economiche, i mercati e, purtroppo, quasi mai in meglio. L’importante è non lasciarsi trascinare, non cedere alla tentazione del guadagno, subito e a tutti i costi; ciò fa scendere a compromessi e svilisce la professione. Se la professionalità cala, cala il servizio per il cliente e se cala per il cliente, cala per il sistema. È una catena. Se cede il primo anello, a scalare le conseguenze si ripercuotono su tutti, in negativo. Bisogna mantenere i paletti ben saldi e i risultati si ottengono.
Per questo motivo, circa quindici anni fa, ho costituito con colleghi e professionisti amici, l’associazione Istituto Nuova Etica Economia e Diritto, nella quale l’associato deve assumere l’impegno, tra gli altri, di improntare la propria condotta all’osservanza dei doveri di probità, dignità, decoro e professionalità, secondo il principio generale di moralità e di svolgere la propria attività professionale con fedeltà, lealtà, correttezza e sollecitudine, mantenendo la propria indipendenza ed imparzialità nell’esercizio dell’attività professionale e nella ricerca scientifica. In sintesi, gli iscritti si sono dati l’obbligo, pena l’espulsione, di attenersi ad un codice deontologico più rigoroso di quello abitualmente in essere per i vari ordini professionali. E se un incarico è in conflitto con gli interessi di un proprio assistito o interferisce con altro incarico, anche non professionale, bisogna rinunciare.
– Come venire incontro alle esigenze dei clienti nella situazione che ci troviamo ad affrontare in questi anni di crisi economica e tensione sociale
Da noi i clienti non sono clienti, ma assistiti. Assistere un cliente significa dare una copertura a 360°, valutando gli interessi e le esigenze sotto tutti gli aspetti possibili, considerando ogni sorta di implicazione, presente e futura. Ogni abito, va tagliato su misura.
Sicuramente, anche la professione dell’avvocato è stata coinvolta e non mi riferisco soltanto alla contrazione delle parcelle. Io mi occupo prevalentemente di aziende e oggi spesso ci si trova ad operare in situazioni di criticità obiettive. Non si deve dimenticare, però, che dietro ad ogni azienda, c’è sempre un imprenditore con la propria sensibilità e con le proprie tensioni e il professionista non può non coglierle o non tenerne conto. Ciò impone, se si ha la sensibilità e la possibilità, di valutare di volta in volta il consiglio più opportuno, l’obiettivo giusto, la causa utile, sino a consigliare di lasciar perdere, se il risultato non potrà essere ottenuto, per evitare attività inutili, onerose o, addirittura dannose.
Al centro dell’attività del professionista non c’è soltanto la propria parcella. Bisogna diffidare di chi lavora al solo ed esclusivo fine di ottenere il maggior beneficio economico, o per attitudine o per necessità. Ci vuole anche passione e bisogna saper trovare soddisfazione anche in ciò che si fa, per se stessi e per gli altri.
Il raggiungimento del budget annuale, da noi non è un’esigenza.